Dopo una settimana dalle elezioni del Consiglio Regionale, è opportuno fare un’analisi del voto che i nostri concittadini hanno espresso il 24 febbraio scorso. Questo consente una riflessione sugli orientamenti politici del nostro paese, in qualche misura indicativi anche sulle questioni amministrative che ci riguardano direttamente.

Intanto, vorremmo fare i migliori auguri al Consigliere Regionale di Pula Stefano Tunis, augurandoci che il Suo impegno sia profuso con un’attenzione particolare per Pula e il territorio. I nostri migliori auguri vanno anche rivolti alla nutrita schiera di candidate che, onorevolmente, hanno rappresentato Pula in questa importantissima tornata elettorale. Il loro è stato un impegno, oltre tutto, in sintonia con la nuova norma che prevede, nelle scelta delle preferenze, la c.d. “parità di genere”.

Ci sarebbe piaciuto poter  fare gli auguri anche alla nostra Sindaca, se avesse colto la possibilità di confrontarsi e farsi valere al pari dei candidati di sesso maschile: conoscendo la sua battaglia  sulla “parità di genere”, tutto lasciava intravvedere una sua scesa in campo nell’agone politico. Sarebbe stato un traguardo naturale, per chi, come Lei, in questi anni, ha partecipato a innumerevoli convegni e dibattiti, sostenendo convintamente la necessità di dare alle donne  una maggior rappresentanza nelle istituzioni. Sconosciuti a tutt’oggi sono i motivi che l’hanno indotta a desistere dal partecipare ad un appuntamento tanto importante. A Pula e, a maggior ragione, negli ambienti della politica regionale, nessuno crede nelle parole di rinuncia, dettate dalla circostanza, che si usano quando ci si arrampica sugli specchi, per strappare qualche lacrimuccia di rimpianto ai fans più affezionati. Insomma, alla storiella condita di frasi dolci come il miele che racconta della sua totale ed esclusiva immolazione al servizio dei cittadini Pula, a cui dedicherebbe anima e corpo,  non ci ha creduto praticamente nessuno.

Sicuramente, la Sindaca oltre al perseguimento  della “parità di genere”, da persona ambiziosa e pragmatica qual’è, avrà certamente avuto l’idea di sfruttare questa opportunità per assicurarsi una  posizione di vantaggio. Infatti, la sua candidatura “di genere”con un candidato maschile elettoralmente forte, verosimilmente  le avrebbe consentito di essere eletta per una parte, con i suoi voti e per la parte più consistente con i voti di qualche possibile candidato “di peso” di sesso maschile. D’altro canto, di  aspiranti consiglieri maschi dotati di un buon patrimonio di voti con cui fare il ticket d’ingresso in Regione, ce n’era più d’uno. Se tutto fosse andato per il verso, il risultato finale era certamente alla portata, lì, pronto dietro l’angolo. Peccato che all’interno della sua corrente si sia deciso altro. Anche se negli ambienti della politica regionale si parla esplicitamente e senza remore, oggi è inutile fantasticare oltre  perché nessuno sarà mai in grado di diradare  la nebbia che avvolge nel mistero la sua mancata candidatura.

Che avesse mente e cuore calato nelle elezioni regionali lo abbiamo capito anche dalla  sua inattesa comparsa a Videolina (25 febbraio), per commentare il risultato delle prime proiezioni sui risultati elettorali. Non  è sfuggito il tenore del suo panegirico, la sua lectio magistralis pronunciata con  toni da maestrina saggia che teorizza sulla  disaffezione della gente alla politica. Certificato il suo livello di impegno (in)attivo in campagna elettorale, non c’è  da meravigliarsi se le persone si allontanano dalla politica, percepita non come servizio reso alla comunità, ma piuttosto come prassi comune per  incrementare i benefici della “ casta”. Chi, anche  sommariamente, conosce la geografia del partito politico della Sindaca, sa bene che lei appartiene alla corrente facente capo all’ex governatore Renato Soru. Così come sa che l’ex Assessore Regionale al Turismo, Barbara Argiolas, è stata designata, in qualità di esponente più accreditata e autorevole di questa corrente, ad essere la portabandiera della corrente Soriana. Alla conta delle preferenze, Barbara Argiolas ha avuto a Pula solo 53 voti, percentuale che testimonia dell’impegno ponziopilatesco della Sindaca, da lei riservato  alla candidata d’eccellenza e alla corrente di appartenenza. Non è difficile dedurre  che non si è adoperata manco di cercare i voti nella ristretta cerchia familiare, tanto meno nei suoi più  fedeli collaboratori.

Chi invece della  politica ne conosce le dinamiche, intravvede in questo bizzarro atteggiamento i connotati della   vendetta politica. Sentitasi messa da parte per una candidatura che aveva una buona possibilità di successo con conseguente  elezione nel parlamento sardo, la Sindaca non trova niente di meglio che disimpegnarsi e abbandonare, nel momento clou dell’attività elettorale, colei  che ha individuato come pericolosa concorrente e antagonista del suo destino politico.

Chi la conosce non si meraviglia e in questo atteggiamento non apprende niente di nuovo, perché l’egocentrismo e l’accidia che sistematicamente si manifesta quando lei  non è l’esclusiva protagonista di un qualsiasi percorso sia locale o regionale, costituiscono l’essenza della sua personalità politico-partitica.

Quando si fa parte di un partito o di un gruppo politico, prima di tutto si dovrebbe  lavorare per un “progetto comune” e non per tornaconti personali. Eppure, la nostra Sindaca dal partito ha sempre raccolto i frutti coltivati da altri, a piene mani: in molti ricorderanno che alcuni anni fa, senza muovere un voto in campagna elettorale, venne nominata dalla sua corrente politica Assessore Provinciale della Giunta Milia. Una promozione avvenuta non certo per particolari meriti professionali, ma per mere compensazioni politiche di cui ha beneficiato. Una circostanza, questa, che l’avrebbe dovuta far riflettere, inducendola a  capire che chi appartiene ad un gruppo, soprattutto quando si è avuto più di quanto si sia dato,  deve sentirsi in  dovere di collaborare senza averne in cambio un posto al sole.

Nella sua veste di membro della segreteria regionale del PD, la Sindaca aveva l’obbligo morale di garantire il massimo contributo alla causa.  Abbiamo preso atto, invece, del suo palese disimpegno, che non può essere sbrigativamente correlato  alle beghe del partito di appartenenza, ma ai  limiti (che noi pulesi conosciamo bene) riguardanti la capacità di fare squadra, di condividere idee, progetti, prospettive, strategie di una qualsiasi azione politica e amministrativa che la coinvolga.

Con questo Suo comportamento non riusciamo a capire cosa voglia  dimostrare, e a chi. Anni e anni di politica che si sommano all’esperienza in Provincia in veste di assessore, due mandati da Sindaca,  dovrebbero averle insegnato che l’autoreferenza tout court,  il protagonismo illimitato, l’egocentrismo condito dalla diffidenza e dalla sete di rivalsa nei confronti di chicchessia, in politica (ma non solo)  non pagano. L’incapacità  di fare gruppo, di tessere relazioni utili,  di avere la consapevolezza dei propri limiti, di fare un passo indietro quando necessario, e lavorare per obiettivi comuni, non stanno proprio nelle sue corde.

Sappiamo che in ogni famiglia che si rispetti, quando c’è la necessità di lavare i panni sporchi in casa e far volare gli stracci  in famiglia, non occorrono suggerimenti esterni per procedere in un modo o in un altro. Il nostro vuole essere un semplice ragionamento effettuato ad alta voce  che non ha velleità, né la pretesa di interferire nelle faccende altrui. Pensiamo, comunque, che all’interno del Partito Democratico, al netto delle parole e delle apparenze fuori contesto che la Sindaca pronuncia con una naturalezza unica, sul terreno della demagogia sul  quale le riconosciamo ineguagliabile supremazia, sappiano valutare al meglio l’ inettitudine e l’inadeguatezza politica che la contraddistingue.  Azzardando una previsione a breve e media scadenza, siamo dell’avviso che queste “furbate” di piccolo cabotaggio, purtroppo per lei,  lascino inevitabilmente il segno. Non è affatto motivo di soddisfazione constatare che chi ci rappresenta nelle Istituzioni goda di una bassa considerazione, ed abbia un peso politico pari a zero, perché di riflesso il paese e il suo territorio  già ne ha risentito, e ne risentirà ancora di più in termini tutt’altro che positivi.

In seno ai partiti politici, che alla fin fine sono la linfa che anima le Istituzioni, tutti sappiamo  non si fanno sconti.

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